mercoledì 5 ottobre 2016

Beata Maria della Passione (Maria Grazia Tarallo) Religiosa

27 luglio

Barra - Napoli, 23 settembre 1866 – S. Giorgio a Cremano (NA), 27 luglio 1912

Maria Grazia Tarallo nacque a Barra allora Comune autonomo, poi divenuto un quartiere della zona orientale di Napoli, il 23 settembre 1866 da famiglia benestante, seconda di sette figli.
Trascorse l’infanzia e l’adolescenza formandosi ad una vita di pietà e manifestando già una precoce primavera dello spirito; a 25 anni, superata l’accanita opposizione dei genitori Leopoldo e Concetta Borriello, entrò nel 1891 nel monastero delle Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia in S. Giorgio a Cremano, accolta dalla fondatrice Maria Pia della Croce - Notari, che appena un anno prima aveva fondato la nuova Congregazione, il cui principio ispiratore era la riparazione dei peccati del mondo, in un‘epoca in cui imperava la massoneria e la religione era contrastata in ogni modo.
Si dava un culto speciale alla Passione di Cristo e ai dolori di Maria, con l’adorazione perpetua del SS. Sacramento e penitenza austera, il tutto era condensato nel nome: Crocifisse Adoratrici, inoltre le suore erano dedite all’aiuto delle parrocchie e la preparazione sin dal grano, delle ostie e del vino per la celebrazione della Messa.
Maria Grazia, che aveva preso il nome di Maria della Passione, aderì con entusiasmo a questo spirito e diventerà man mano una vera vittima riparatrice e il centro di tutta la sua preghiera e sofferenza sarà la santificazione dei sacerdoti.
Si allontanò, nei suoi 20 anni da religiosa, solo due volte da S. Giorgio a Cremano, nel 1894 per due anni, insieme ad altre undici suore a fondare una nuova casa a Castel S. Giorgio nel salernitano e per altri due anni nella casa istituita nel complesso monastico di S. Gregorio Armeno, nel centro antico di Napoli.
Nel 1910 fu fatta maestra delle novizie, compito che svolse con amore e dedizione, nel contempo già da tempo aveva visioni, estasi, stigmate, chiaroveggenze, profezie, vessazioni diaboliche, che attirarono su di lei l’attenzione dei contemporanei, accrescendo la sua fama di santità.
Consumata dalle lunghe veglie di preghiera e dalle penitenze, morì a 46 anni a S. Giorgio a Cremano, dov’è tumulata, il 27 luglio 1912.


Il 14 maggio 2006, nel Duomo di Napoli, è stata proclamata la prima Beata napoletana e dell’Italia Meridionale, del pontificato di papa Benedetto XVI; la celebrazione è stata presieduta secondo le nuove norme, dal cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, concelebranti i cardinali Michele Giordano, arcivescovo di Napoli e Agostino Vallini, Prefetto della Suprema Segnatura Apostolica.
Suor Maria della Passione (al secolo Maria Grazia Tarallo), è la prima Beata appartenente alla Congregazione delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, fondata nel 1890 dalla Serva di Dio Maria Pia Notari (1847-1919), il cui processo per la beatificazione è stato introdotto il 13 aprile 1921.
Caso abbastanza raro, si tratta di una Beata al cui processo testimoniò personalmente la stessa fondatrice, con la quale aveva convissuto 21 anni della sua vita, e che le sopravvisse sette anni; avendo così il tempo e l’opportunità di scrivere la prima e più genuina biografia della più giovane consorella, suora della prima ora della nascente Congregazione.

Nascita e famiglia
Maria Grazia Tarallo, nacque a Barra, oggi quartiere periferico di Napoli, ma allora Comune autonomo, il 23 settembre 1866 da Leopoldo Tarallo, giardiniere comunale e da Concetta Borriello, donna dalla grande vitalità.
Maria Grazia Tarallo ebbe in famiglia altri sei tra fratelli e sorelle, di cui due morti bambini, sopravvissero Gabriele e Vitaliano maschi e Drusiana e Giuditta diventate anche loro suore della stessa Congregazione, con il nome rispettivamente di Maria del Sepolcro e Maria della S. Lancia.
Maria Grazia visse sempre nell’ambito familiare a Barra, ricevendo una rudimentale istruzione prima frequentando una scuola privata e poi quella delle Suore Stimmatine; fece la Prima Comunione il 7 aprile 1873 eccezionalmente a quasi sette anni, con il permesso del parroco che la ritenne matura.
Era ancora una bambina, quando acquistò la stima e l’ammirazione di molte famiglie di Barra, diventando per il suo fervore nell’orazione, buon esempio alle sue coetanee.

Il matrimonio civile per obbedienza
Aveva 23 anni, quando il padre Leopoldo, uomo autoritario, volle imporle la sua volontà di farla sposare, nonostante che Maria Grazia avesse espresso il desiderio sin dall’adolescenza di farsi suora.
Così la futura Beata, dovette accettare come fidanzato il giovane Raffaele Aruta, ma tenendo sempre nel cuore la vocazione religiosa; rassicurandola con vaghe promesse, il padre la condusse il 13 aprile 1889 nel Municipio di Barra, facendole alfine accettare ufficialmente il giovane promesso sposo con il rito civile, rimandando in un secondo momento, secondo una prassi diffusa allora, il matrimonio in chiesa, con i giovani che ritornavano nel frattempo, a vivere nelle rispettive famiglie.
L’Autobiografia, racconta che al ritorno dal Municipio, durante il consueto rinfresco in casa con i parenti, il giovane Raffaele Aruta ebbe uno sbocco di sangue, sintomo della tubercolosi che flagellava la popolazione dell’epoca, colpendo ogni età e sesso.
Mettendo in atto la cura principale che si conosceva, cioè il cambiamento di aria, fu portato a Torre del Greco alle pendici del Vesuvio, zona di aria salubre, dove però il male si aggravò irrimediabilmente e il povero giovane morì il 27 gennaio 1890, nove mesi dopo il matrimonio civile con Maria Grazia, che pur non recandosi al suo capezzale, aveva tanto pregato per la sua accettazione della volontà di Dio.
Il padre rimase fortemente scosso dall’accaduto e cominciò ad ammorbidire l’ostilità per la vocazione religiosa della figlia.

Nel monastero delle Crocifisse Adoratrici di Gesù Sacramentato
Il 1° giugno 1891, accompagnata dal padre e con la buona relazione scritta del suo confessore don Domenico Romano di Barra, Maria Grazia Tarallo a 25 anni, si presentò a Madre Maria Pia della Croce (Maddalena Notari) fondatrice e superiora della nuova Congregazione delle “Suore Crocifisse Adoratrici di Gesù Sacramentato”, istituita con l’incoraggiamento del cardinale arcivescovo Guglielmo Sanfelice, il 20 novembre 1885 e che da appena due mesi, nell’aprile 1891, aveva aperto il monastero di San Giorgio a Cremano, che diventerà la Casa Madre della nascente Congregazione.
La Madre Fondatrice e le prime suore della Comunità, furono molto contente della nuova postulante, che si distinse subito per umiltà, docilità e amore al lavoro.
Madre Notari, al processo diocesano testimoniò, che Maria Grazia Tarallo giunse al monastero preceduta da alcune voci, che le attribuivano il dono di una visione della Vergine Addolorata, circondata dai Santi Sette Fondatori dei Servi di Maria, così come attualmente è raffigurata nel gruppo di statue presenti su un altare laterale della Cappella della Casa Madre.
Inoltre lei aveva sognato le Suore di quell’Istituto, con una ‘pazienza rossa’ (larga striscia di panno che scende per tutta la persona sul davanti e dalle spalle), mentre invece nella prima versione dell’abito delle suore, era nera e tale era al tempo di Maria Grazia, fu cambiata in rosso anni dopo, quando fu approvata la Regola dalla Santa Sede.
Dopo il probandato, prese l’abito religioso e il nome di Maria della Passione, nome tratto a sorte, che le fece molto piacere, perché nel suo animo ella era già una mistica della Passione di Cristo.
Le sue doti e virtù si esternarono soprattutto durante il noviziato, iniziato l’11 novembre 1891, con la soddisfazione della maestra delle novizie e l’ammirazione delle altre consorelle, fu ammessa alla Professione dei voti il 20 novembre 1892.
Svolse nell’ambito della Comunità vari incarichi sempre con zelo, attenzione, sacrificio di sé stessa, per la gloria di Dio e il bene spirituale delle anime.

Il percorso storico della Congregazione
Le Suore Crocifisse già al tempo della Fondatrice, si sono contraddistinte tenendo conto della vita sociale e degli orientamenti delle organizzazioni del tempo, istituendo scuole, dedicandosi alla catechesi e attività parrocchiali, all’adorazione di Gesù Eucaristia, all’assistenza educativa e sociale dei fanciulli, all’animazione liturgica, alla confezione delle ostie e del vino per la celebrazione delle Messe. Il nuovo Istituto fu riconosciuto ed ottenne il ‘Decreto di approvazione’ il 6 maggio 1902.
Le origini furono in un modestissimo appartamento in Piazza del Gesù Nuovo a Napoli, proseguendo poi in forma stabile ed ampia nel 1891, nella Casa di San Giorgio a Cremano; dopo quattro anni di adattamento, le Suore Crocifisse, incontrando le poche benedettine rimaste nel monastero di S. Gregorio Armeno, ebbero affidato il monumentale complesso storico dalla badessa Giulia Carovita, preoccupata dei tesori d’arte inestimabili, che sarebbero andati dispersi dopo l’inevitabile chiusura.
Così il 2 dicembre 1922, le Suore Crocifisse si trasferirono nell’incantevole monastero posto nell’antico centro greco-romano di Napoli.
Oltre a S. Giorgio a Cremano, la fondatrice aprì altre Case a Castel S. Giorgio (SA), a Via Tribunali a Napoli, Capriglia (AV) dov’era nata e altre ancora si aprirono in seguito; tuttora funzionanti, a Gaeta (LT), Rutigliano (BA), Nocera Superiore (SA), Roma, Longobucco (CZ), Conversano (BA), Monopoli (BA), Abbiategrasso (MI), Castel del Piano (GR).
Da qualche anno, la Congregazione che dal 1978 ha cambiato il nome in “Suore Adoratrici dell’Eucaristia”, ha aperto altre Case a Manila (Filippine), Santa Cruz Mindanao (Filippine), Huanuco (Perù) e Indonesia; da queste terre di missione, sono affluite molte delle moderne suore, che hanno rinverdito il secolare albero dell’Istituzione di Madre Maria Pia Notari.

Il percorso da religiosa di Maria della Passione
Due anni dopo la Professione, il 21 novembre 1894, suor Maria della Passione ebbe il trasferimento nella nuova Casa di Castel S. Giorgio (SA), rimanendovi fino al gennaio 1897 quando ritornò a San Giorgio a Cremano; dall’estate 1902 ebbe come padre spirituale don Luigi Fontana, che raccolse gli intimi aneliti mistici della futura Beata e ne sarà fedele interprete e custode, scrivendo più biografie.
Il 18 marzo 1903, suor Maria della Passione fece la sua professione perpetua; il 18 agosto 1904 fu trasferita a Napoli in Via Tribunali, rimanendovi fino alla chiusura della Casa nel gennaio 1906, e ritornando poi a San Giorgio a Cremano.
In questo periodo sangiorgese, suor Maria, come diremo più avanti, subì maltrattamenti violenti da parte del demonio, in particolare quando su invito della fondatrice, prese a pregare intensamente per la conversione di un peccatore; in quell’occasione l’attacco fu così violento da riportare al braccio destro un trauma, che produsse una piaga profonda.
Il 20 febbraio 1907, fu necessario un intervento chirurgico, in cui fu asportato un legamento importante e Maria della Passione non poté più articolare il braccio che rimase inerte; solo tre giorni prima di morire, alla presenza della Madre Fondatrice e di altre suore che circondavano il letto, fu vista con meraviglia, alzare quel braccio che non muoveva da più di cinque anni e farsi il segno della Croce.
Pur invalida ai lavori, poté svolgere altri incarichi in seno alla Comunità, sempre con zelo e obbedienza, dal 1909 al 1910 fu Vicaria della locale superiora di Casa Madre e dal 1910 al 1912 svolse il delicato ed importante ruolo di Maestra delle novizie, fino alla morte avvenuta il 27 luglio 1912 a San Giorgio a Cremano.
Lei l’aveva prevista un mese prima e morì di una malattia non ben definita, benché l’avessero visitata ben quattro medici, fra cui anche il nipote della Fondatrice, dott. Notari dimorante a Milano.

La sua spiritualità e carismi
L’aspetto spirituale fu esposto efficacemente nelle dichiarazioni della Madre Fondatrice e del padre spirituale don Luigi Fontana. Ne uscì il quadro di una delle figure femminili tra le più significative della storia della mistica della Chiesa di Napoli, che diede un particolare significato alla sua vita, dedicata alle vicende terrene di Cristo e alla meditazione della sua Passione.
Tra gli elementi della sua multiforme personalità, emerge l’amore all’Eucaristia, preceduto dall’amore per la Passione di Gesù, per giungere alla riparazione come vittima di espiazione; inoltre per suor Maria della Passione, la devozione alla Vergine Addolorata ebbe un posto centrale nella sua vita, considerandola Madre e Maestra per entrare in profondità nel mistero di Cristo.
Tutto era in piena identità al carisma della fondatrice, sua guida e confidente e sua contemporanea, vivendo al suo fianco gli sviluppi della nascente comunità.
Trascorreva lunghe ore davanti al Tabernacolo in adorazione di Gesù Eucaristia, tanto che occupando un posto di passaggio delle suore nel Coro, che ne traevano ostacolo, la madre superiora fu costretta ad assegnarle un posto più appartato e tranquillo.
La preghiera era la sua maggiore occupazione, restava in Coro in adorazione fino alle tre o quattro di notte, a volte l’intera notte; visse del tutto distaccata dalle cose della terra, accontentandosi di quanto le passava la Comunità.
Suor Maria della Passione, prese a cuore la missione d’immolarsi come vittima riparatrice per i peccatori e specialmente per i sacerdoti che avevano deviato dal loro ministero; per questo scopo digiunava e si disciplinava fino al sangue, anche per riparare i sacrilegi commessi contro la Santa Eucaristia.
Col trascorrere degli anni la sua fama di donna prudente capace di consigli, si estese anche fuori dal monastero e molte persone le si rivolgevano con una certa periodicità, per avere consigli, preghiere, conforto e coraggio; cosa che era abituale per le altre suore e spesso per la stessa fondatrice che a lei si confidavano, infine bisogna dire che vari sacerdoti della diocesi, le si rivolgevano per aumentare la loro fede o per vincere i loro travagli interiori.Obbedientissima al direttore spirituale e alla superiora, usava questa virtù per interrompere i lunghi digiuni e le privazioni di determinati cibi, o per assumere qualche bevanda; i suoi superiori dovevano appunto ricorrere all’obbedienza per farla nutrire.
Ebbe il dono della profezia, che lasciava gl’interessati stupiti, fra i quali il card. Prisco a cui predisse la sua consacrazione ad arcivescovo di Napoli; scrutava i cuori, aveva delle estasi; la Madre Fondatrice e il direttore spirituale padre Fontana, asserirono che suor Maria della Passione aveva delle stimmate sui piedi e sul petto; infine vi furono delle guarigioni prodigiose, a cui assistettero la Fondatrice e altre suore.

Le provocazioni e tormenti del demonio
Suor Maria, sostenne sempre con forza e con rassegnazione molti assalti e molestie da parte del demonio, che la tormentava e spaventava con visioni terribili e con percosse.
Con grande semplicità confidò a Madre Notari, che la scottatura che si vedeva sulla guancia e sulla mano destra, gliela aveva fatta il demonio in una delle sue torture; di notte fragori provenivano dalla sua stanza, spaventando enormemente le altre suore, che dicevano che era il demonio che maltrattava suor Maria della Passione.
Il culmine di questi attacchi fu la grave ferita, prima menzionata, che le fu inferta al braccio destro dal demonio e che dopo l’operazione chirurgica per guarirla, rimase senza forza rendendola invalida, tanto che non poté più svolgere i compiti assegnatole.
Questo aspetto della vita della futura Beata, è stato certamente il più complesso a decifrare, vista la naturale e proverbiale prudenza della Chiesa, a dare un valore superiore ai fenomeni, che in altri casi potevano essere classificati come sintomi e disturbi neuropatologici; fu per questo in seguito oggetto di perizie specialistiche e di teologi, fra cui padre Agostino Gemelli.
Certamente Maria della Passione fu una semplice suora, che divenne una grande figura contemplativa e mistica, anche se non è stata di forte grido, ma merita di essere conosciuta per l’originalità e completezza di fenomeni mistici, di cui fu arricchita per singolare dono di Dio.

La fama di santità; verso gli altari
L’epilogo della strana malattia che l’aveva colpita, durò una quindicina di giorni, durante i quali suor Maria ebbe fenomeni fisici particolari, come quello di sporgere la lingua distesa per ricevere la Santa Comunione, quando da 15 giorni non prendeva alimenti e non riusciva a deglutire una goccia d’acqua, tanto che la lingua era diventata arida da sembrare attorcigliata.
Inoltre il braccio destro, che da cinque anni era come paralizzato e penzoloni, tre giorni prima della morte, prese a muoversi normalmente fra la meraviglia di tutti i presenti e lei si fece agevolmente il segno della croce.
Morì il 27 luglio 1912 e per tre giorni la salma rimase esposta nella chiesa del monastero, rimanendo flessibile e senza alcun segno di decomposizione.
Da S. Giorgio a Cremano e dai paesi vicini affluirono tanti fedeli a rendere omaggio alla “monaca santa”; i funerali si svolsero con un gran concorso di popolo e la salma fu trasportata a spalla dalle novizie fino al vicino cimitero cittadino e lì inumata nella Cappella del signor Tarallo, devoto di suor Maria.
Il 9 novembre 1916 il suo corpo, essendosi concluso il processo ordinario iniziato l’11 marzo 1913, fu traslato dalla Cappella privata nella Chiesa principale del Cimitero, dove rimase fino al 20 aprile 1924, quando i resti mortali della Serva di Dio suor Maria della Passione, furono trasferiti nella Chiesa del Monastero delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, dove sono tuttora, e recentemente ricomposti in un’urna di cristallo.
In quell’occasione, era presente il giovane Francesco Cimino di 21 anni di Nocera Superiore, affetto da grave tracoma agli occhi, che l’aveva reso quasi cieco con grossi disturbi e sofferenze. Assisté alla funzione religiosa, accompagna6ta dalla zia; la sua famiglia era conosciuta da padre Luigi Fontana, diventato postulatore della Causa di beatificazione e biografo della Serva di Dio, il quale prendendo la reliquia del braccio, la pose sugli occhi del giovane Francesco, che guarì subito riacquistando la vista.
Questo miracolo, riconosciuto dalle autorità mediche, è stato determinante per la proclamazione a Beata di suor Maria della Passione, avvenuta a Napoli il 14 maggio 2006 con crimonia di beatificazione presieduta dal Cardinal Jose Saraiva Martins. In seguito, due figlie del miracolato, divennero suore nella medesima Congregazione.
Si adempie così il desiderio espresso dall’allora giovane novizia Maria Grazia Tarallo: “Voglio farmi santa, amando Cristo nell’Eucaristia, soffrendo col Cristo Crocifisso, guardando il Cristo nella persona del fratello”.


Autore: Antonio Borrelli